venerdì 31 dicembre 2010

DUEMILAUNDICI

Siete ancora lì che contate? Anche stanotte...
Il nuovo anno giunge sempre alle spalle,
mentre disperatamente mi aggrappo alla notte.
Non importa se il tempo che lascio mi ha deluso,
oppure mi ha fatto soffrire.
Porta via con sé anche tutti i miei ricordi
e le briciole di felicità.

sabato 4 dicembre 2010

DALL'ALTO DEI MONDI SERENI

(foto A.Pravettoni)

Uscire una notte
che piove,
incontro a ciò
che è detto
per te.

Spingere, come una larva,
umide zolle di terra.

Dimenticare strade. Balbettare parole.
Disimparare il tuo nome
.

Ogni cosa può,
la paura.

"E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!"

mercoledì 1 dicembre 2010

DAL LATO OCCIDENTALE DELLE COSE

Comprendo appena la ragione stessa del mio canto.
...

giovedì 11 novembre 2010

LABILE

La domanda è una domanda di senso.
E intanto il viaggiatore viaggia.

Il treno è vorace sulla ferrovia.
Il mondo scorre attorno.
E schiaccia il viso sul finestrino,
ma lui non piange.
Ascolta il vento
buttandogli dentro parole,
in una lingua strana.

La domanda è una domanda di senso.
E la risposta è accartocciata
sopra una panchina,
di notte quando è buio.
Negli stracci,
che hanno preso l'odore dei rifiuti.
Nei rifiuti che anche tu, distrattamente,
gli hai calato nella mano sporca,
mentre col telecomando toglievi l'antifurto.

La domanda è una domanda di senso.
Proprio a te che non sai mai rispondere
e nemmeno quella volta che lei
ti ha chiesto se l'amavi.
Proprio a te che dimentichi i nomi della gente
ed hai un abbonamento annuale
alla rivista dei consumi.

La domanda è una domanda di senso.
A te che ogni giorno metti i voti
e decidi per il sì o per il no.
A te che tracci righe sui fogli incerti
e negli anni non hai imparato a disegnare.

La domanda è una domanda di senso.
E la risposta dev'essere composta,
seria ed approfondita.

Ragiona e scava.
Scava e ragiona.

Il vento solleva gli stracci,
mentre la tua rivista finisce tra i rifiuti.

Svelto.
Con la tua penna rossa tracciati un confine
e tiraci dentro tutte le risposte,
quando le avrai trovate.

L'orizzonte che hai di fronte agli occhi
è ora rosso d'inchiostro e l'hai tracciato tu.
Tiraci dentro tutte le risposte, che aspetti?
Fallo prima che il sole scompaia
ed il cielo torni al suo colore.

martedì 9 novembre 2010

IL PANE CALDO DELLA SERA

Time out.

Ripieghi la tovaglia a fiori.
Un gesto che conclude.
Le voci sono spente.
La testa si svuota.
Nulla da dire a quel silenzio,

che è un buon amico
ma da tenere a bada.


La mano fruga nella credenza,
tra la collezione di farine.
Una te l'ha spiegata la tua amica Anne...
Ti piace scegliere e non hai fretta.
Piano la apri. Piano la versi.

La polvere bianca che si fa attorno.
Il rumore del frigo. Il colore del latte.
(Il latte lo assaggi sempre).
I granelli di zucchero e il sapore del sale.
Il cucchiaino s'impasta di burro.
E per ultimo, il lievito. Acido.

Sei sola e ti muovi come un gatto.
Nessuno ti sente.
Magari non esisti.
Sorridi, sorniona.

Forse la felicità è fragrante.

http://www.youtube.com/watch?v=EpfRZUWr0eE

lunedì 1 novembre 2010

BECAUSE THE NIGHT

Perché la notte è scura e senza tempo.
Perché la notte è il posto dove sognare.
Perché la notte è il posto dove definitivamente dannarsi l'anima.
Perché la notte è il posto giusto per amare.
Perché nella notte, noi, respiriamo.
Perché nella notte, noi, ritroviamo.
Perché nella notte, noi, ci abbandoniamo.
Temporaneamente.
O eternamente.
Una volta per tutte.

Perché la notte ci permette di sopravvivere.
(a noi stessi)

http://www.youtube.com/watch?v=MSUgWCHpmHM&feature=related

sabato 30 ottobre 2010

MAGARI

Magari la ragazza era là,
che aspettava il treno e lui si è avvicinato.
Magari non era neppure il suo tipo.
Magari era solo un po' più fragile in quel momento.
Lui si è avvicinato
e se fosse accaduto il giorno prima,
magari nulla sarebbe cambiato.
Ma il giorno era proprio quello giusto.
Lui lo sapeva, eh eh.
Magari la ragazza si è inceppata su un sms,
che proprio non riusciva a concludere
e poi ha alzato lo sguardo.
Ma era solo per avvistare il treno.
Lui ha colto l'attimo, perché era da prima
che lui l'aveva notata quella ragazza lì.
Lui le ha incrociato lo sguardo
e le si è conficcato negli iridi.
Glieli ha tagliati e ci si è infilato dentro.
Le si è tatuato nel cervello.
Non era pronta, lei.
Non si è potuta difendere, lei.
Un'aggressione oculare.
Acchiappata. Presa. Intrappolata.
E poi la cosa è andata avanti.
Come?
Il finale è vostro.
Fate pure.

La gente che si sceglie, chissà perché lo fa.


lunedì 25 ottobre 2010

LOVE TO BE LOVED


And did you get what
you wanted from this life, even so?
I did.
And what did you want?
To call myself beloved, to feel myself
beloved on the earth.
(Raymond Carver)

http://www.youtube.com/watch?v=P0UyRZWSyiU&feature=related

mercoledì 20 ottobre 2010

OGGI

Quante domande ti sei posto?
E quante risposte hai avuto?
Hai provato a non pensarci, lo so.
E, a tratti, ci sei anche riuscito.
Ma è soltanto una tregua.
Lo sai.
Ne metti di giorni in fila così.
Ne metti tanti e ti diventano anni, decenni.
C'è questa cosa del corpo che invecchia
e non l'avevi considerata.
Nella teoria, sì.
Ma viverlo è profondamente diverso.
E poi le cose che ti sfuggono. Quelle che dimentichi.
E, invece, tu vorresti trattenere tutto.
Ricordare.
Prendi appunti su un inutile calendario.
Tieni un'agenda.
Il tempo è una cosa strana.
Ti passa addosso e ti devasta, ma tu non senti nulla.
Non te ne accorgi.
Il tempo ti porta via tutto, pian piano.
Ti lascia soltanto le domande.

giovedì 9 settembre 2010

EURIDICE

Mi chiamano le api,
sciamano attorno.
Sciolgono le ginocchia
sul tenero verde dell'erba.
Mi assalgono le api di Aristeo,
le vendicatrici.
Sono presa e cado.
Esse sciolgono le caviglie
sulle gambe melmose.
Cado e conosco la strada.
Cado e già so.
So che verrai,
ma che poi
ti volterai.

Orfeo malato,
conducimi alla luce del giorno.

Ma ti volterai...
Orfeo malato.

http://www.youtube.com/watch?v=SD4vjJwFUYE

sabato 21 agosto 2010

MILIONI DI SOGNI

In un campo
lontano
io
ho visto
milioni
di steli.
Chiedere
al cielo
notturno
la pietà
che si deve
al viandante.
Ma il cielo
è sordo
e muto.
Il cielo è d'una bellezza
devastante
e non conosce
la pietà.
Milioni di sogni

domenica 20 giugno 2010

APRI GLI OCCHI

Hai aperto gli occhi stamane.
Nella tua identica casa,
allagata dalla luce bianca del giorno.
Bianca la luce come i tuoi pensieri.
E forse volevi un caffè.
Lì, nella tua cucina hai cercato
quell'identica tazza
e scavato con il cucchiaino nella polvere scura.
La luce bianca e la polvere scura
in un identico mattino dei tanti.
Le note seguono la loro spietata armonia.
E il caffé borbotta nella moka.
E lo zucchero è bianco come la luce.
E tu sei lì seduta in mezzo al bianco
e forse ci sei sempre stata.
Non ricordi più il perché.
La musica è spietata.
E anche la luce.

http://www.youtube.com/watch?v=hoWifeC0UOU

mercoledì 2 giugno 2010

CIRCOLARITA'

Circolarità.
Come una cantilena che addormenta, che rende placidi al sonno.
Circolarità.
Come il sole che sorge e le nubi seminate attorno.
Le nubi come lenzuola che veleggiano al vento
e dietro la carta azzurra. Dietro il cielo.
E il cielo col sole che splende o che acceca.
Il cielo che inonda di pioggia, che brontola e squarcia quel foglio.
E di nuovo il cielo, ma di un altro colore
che i poeti descrivono arancio, o rosa.
La nube più nera è quella ch'io vedo più rosa, lui dice.
E poi il tramonto accarezza la schiena curva della terra.
Il tramonto volge alla notte ed il cerchio si compie.
Per cominciare daccapo.

Circolarità.
In un tavolino del centro, dieci anni fa parlavamo di circolarità.
La linea ed il cerchio.
Ma non basta. E manca qualcosa in quell'insieme infinito di punti.
E l'occhio c'indugia, ma senza vedere.
Non 'è l'occhio che vede. E' il cuore che sente.
Il cuore è Tiresia. Lui sa.
Lui sa lo spazio, il piccolo vuoto. La buca, le buche, le falle.
Le falle di quell'insieme infinito di punti.

Circolarità.
Oggi all'incrocio.
L'insieme infinito di punti.
Il filo si spezza e le perle cadono a terra.
I punti, le perle sono sparsi al suolo.
Ghigna Tiresia.
La falla è sotto i miei piedi.
La sento, il cuore la sente e ha paura.
Come un cane che fiuta tempesta e guaisce.
Il mio cuore mi raspa dentro.
Circolarità s'inceppa.
Circolarità si spezza.
E io ho paura.
Il foglio azzurro è ostaggio del vento.
Cerco la chiave per chiudere.
Cerco la chiave per chiudere e poi seppellire.

All'incrocio, la macchina capovolta.
La donna sull'asfalto.

Dov'è l'insieme infinito di punti?
La circolarità è forata.
Per sempre.

http://www.youtube.com/watch?v=gzk4_rbIv0k&feature=related

mercoledì 26 maggio 2010

LUCCIOLA NEL BICCHIERE

Tra milioni di esseri in fuga dentro un cielo bigio, oggi c'ero io.
Ci sono cose che mi gridano nella testa
ma devo abbassare il volume.
Abbasso pure il finestrino a te
che mi vuoi chiedere qualcosa
e non ti conosco.
Il volume dentro è alto, ma fuori non si sente
e sembra silenzio.
La strada corre e insieme facciamo un flipbook.
Questa mattina mi hai detto
che vorresti sospendere le emozioni
per poi riprenderle tra qualche giorno,
ché adesso ti fanno troppo male.
Ed io, che non avevo neppure un cerotto,
sono uscita a stendere il bucato:
dovevo guardare il bianco di nuovo pulito.
Non riesco a ricordare cosa ho mangiato a pranzo.
Però ricordo la faccia buffa che hai fatto
quando ho pronunciato il tuo nome.
E tu, in cambio mi hai dedicato una parola
ed io l'ho catturata.
Lucciola nel bicchiere.
http://www.youtube.com/watch?v=5ZLDVahk9Gs&feature=related

sabato 15 maggio 2010

SAVOIA!

Di tutti i momenti della guerra, quello precedente l’assalto era il più terribile. L’assalto!
Dove si andava? Si abbandonavano i ripari e si usciva.
Dove? Le mitragliatrici, tutte, sdraiate sul ventre imbottito di cartucce, ci aspettavano. Chi non ha conosciuto quegli istanti, non ha conosciuto la guerra.
Le parole del capitano caddero come un colpo di scure. La compagnia era in piedi, ma io non la vedevo tutta, talmente era addossata ai parapetti della trincea.
La 10° stava di fronte, lungo la trincea, e ne distinguevo tutti i soldati.
Due soldati si mossero ed io li vidi, uno a fianco dell’altro, aggiustarsi il fucile sotto il mento. Uno si curvò, fece partire il colpo e s’accovacciò su se stesso. L’altro l’imitò e stramazzò accanto al primo.
Era codardia, coraggio, pazzia? Il primo era un veterano del Carso.
— Savoia! — gridò il capitano Bravini.
— Savoia! — ripeterono i reparti.
E fu un grido urlato come un lamento ed un'invocazione disperata.
La 9°, tenente Avellini in testa, superò la breccia e si slanciò all’assalto.
(Emilio Lussu, "Un anno sull'altopiano", Einaudi)

http://www.youtube.com/watch?v=k1-TrAvp_xs&feature=related

PURPUREA

Abbiamo attraversato le trincee raccogliendo orchidee.
Non sapevo nulla delle orchidee che crescono sul Carso.
Nulla della menta selvatica e del timo.
Al centro della dolina, con un mazzolino fra le dita.
E' il mio cuore il paese più straziato.

http://www.youtube.com/watch?v=4X8JhSaCcUk&feature=related

AVE MARIA

Vi è anche per il combattente un'ora di pace e di raccoglimento: quella che accompagna il tramonto.
Durante l'interminabile giornata, nei periodi di sosta o di preparazione, il fante lavorava a scavar la roccia, a costruir camminamenti, ad approfondir trincee. La notte era veglia: chi montava di vedetta, chi scendeva a prender il rancio, chi usciva a fortificare il reticolato; ma nell'ora che accompagnava il tramonto, quando nella Patria che sembrava così lontana le mille campane suonavano l'Ave Maria, allora il combattente si raccoglieva in se stesso e pensava e pregava.

Pensava ai cari lontani e nel suo animo si ridestavano i ricordi soavi; si dimenticava le tribolazioni, il lungo calvario, e si lasciava cullare da vaghe speranze. Talora, percorrendo le trincee avanzate, si assisteva a uno spettacolo commovente: a gruppi, i soldati erano riuniti, in quest'ora di dolce ristoro, e recitavano il rosario. Ognuno di loro aveva in mano un sacro ricordo: chi percorreva con la mano rossa di fango la lunga fila della corona, chi contemplava una immagine santa ricevuta con un bacio dalla madre prima della partenza, chi mirava, con gli occhi bagnati di lacrime, il ritratto di qualche persona cara. E tutti insieme recitavano sommessamente l'Ave Maria; i più lontani raccoglievan la voce o ripetevano le ultime parole della preghiera.

Così in quei rozzi petti, abituati alla lotta con l'uomo, trovava luogo la pietà; in quegli occhi, abituati a veder scorrere quasi con indifferenza il sangue, brillavan le lagrime, appena il pensiero della famiglia si ridestava più intenso nella pace della sera, appena il sentimento della religione li trasportava lungi dal campo della lotta, in un mondo dove domina la pace e la fratellanza. Il sole, tramontando, tingeva di rosso il mare lontano, laggiù verso Grado, dove va a trovar riposo il rapido Isonzo; dietro si stende l'ampia pianura friulana coi suoi ridenti paeselli: ma di fronte stava la morte: le colline del Carso, quando calava la tenebra, apparivano nella loro tetra sterilità e di tanto in tanto s'illuminavano sinistramente ai bagliori delle vampate dei cannoni.

(Adolfo Zamboni, tenente di fanteria nella Brigata Catanzaro)

http://www.youtube.com/watch?v=wWys4JSTBys

martedì 4 maggio 2010

SUBITO SERA

("Fuori dal vostro controllo" di Matteo Gubellini)

E' il momento in cui, sola sulla mia spiaggia, io mi avvicino a riva e raccolgo la sabbia che mi scivola fra le dita.
E' il momento che il mare giunge a lambirmi le ossa, mentre mi immergo nel mormorio delle onde.
E poi mi perdo.

http://www.youtube.com/watch?v=wjUHjDiFEbs

domenica 2 maggio 2010

NIENTE PER ME

Il ragazzino aveva una bicicletta e pedalava.
Il ragazzino aveva soltanto quella bicicletta

e nessun posto dove piangere.
Il ragazzino spingeva la rabbia sui pedali

e lanciava sassi in un lago.
Fuori della scuola aveva le scarpe sporche.
Fuori della scuola aveva le scarpe rotte

e nessuna maglietta di marca.
Il ragazzino arrotolava sigarette e le fumava.
La cenere era neve su quelle scarpe.
Il fumo brucia la gola e impregna i quaderni

che sono vuoti.
Pagine e pagine di niente.
Un niente che è niente, ma occupa spazio.
E spinge, sconquassa.
Dentro urla e bestemmia.
Rompe tutti i vetri.
Una notte quel niente

sfascia il distributore del caffè.
E poi scrive ingiurie su un muro.

E spacca un banco e una sedia.
E strappa tutti i libri.

Dentro i libri non c'è scritto niente per me.
Dentro i libri io non ci sono.

http://www.youtube.com/watch?v=dl6yilkU1LI&feature=related

mercoledì 28 aprile 2010

L'ABBANDONO

E' che certe volte io non vorrei
lasciar andare via il giorno.

E così mi aggrappo alla notte.

Tento di strattonare il presente.

E non importa se la luce del giorno
mi ha ferito...
Perché di quella luce
io temo
più del male
l'abbandono.

http://www.youtube.com/watch?v=5_B9uWjSrzs&feature=related

lunedì 26 aprile 2010

FERMO IMMAGINE

Milioni di granelli mi vorticano attorno
ed io al centro.
Atto unico.
T'ho afferrato per la camicia
mentre correvi sulla sabbia.
Ho cercato di strapparti qualcosa,
qualcosa che sopravvivesse a me.
Ti guardo.
Ti sto guardando in questo fermo immagine.
I polsi mi tremano e non è per il vento.
Siamo sempre noi e il tempo.
Quel ladro maledetto, quell'assassino.
Sempre noi e il tempo.
E tu mi chiedi di non andar via...
Sai che il vento mi sta scardinando?

http://www.youtube.com/watch?v=ncvx8OVWaqg

domenica 11 aprile 2010

venerdì 9 aprile 2010

QUANDO TACE IL RUMORE DELLA FOLLA

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
(Alda Merini)

http://www.youtube.com/watch?v=RSCeChnPImo


martedì 6 aprile 2010

LA DIFFERENZA

La ragazza, ancorata alla sua valigia, guarda.
Leggera nel corpo in un'estate arroventata.
Esposta alla sassaiola di fugaci pensieri
che pungono come api.

Nel chiuso di una testa bionda di capelli,
al riparo di folte ciglia
la ragazza guarda.

I pensieri chiassosi, intanto, -
oh, se solo tu potessi ascoltarli... -
parlano tutti assieme
o assieme tacciono, irriverenti e beffardi,
nell'attesa della risposta.

Il quesito è la sottrazione
di migliaia di parole,
annodate l'una all'altra
in un crudele domino di sensazioni.

Apri la valigia. Ma attenta
ché le farfalle sono pronte a fuggire
ed il vento è favorevole.
I pensieri urlano di nuovo.
Singhiozzano al chiuso di una gola
candida di paura.
Frusciano le farfalle in un sussulto.
Qualcuno sa dirmi la differenza
tra solitudine e libertà?

giovedì 1 aprile 2010

BACIAMI ANCORA

Canticchiavi nell'altra stanza.
Pensavo fosse una delle canzoni
della maestra Paola.
Pensavo fosse il cocomero tondo tondo
oppure una di quelle canzoncine da stadio
che tuo padre t'ha insegnato.
E invece era questa.
Ma dove l'hai sentita tanto da impararne le parole?
E a chi pensi mentre la canti?
Sono dietro di te e ti spio.
Io sì che ti mangerei di baci.
Torno in cucina.
E' meglio.
http://www.youtube.com/watch?v=tTHzeY7euUQ

martedì 30 marzo 2010

LE NUVOLE

Giorni così.
Giorni in cui esci fuori e le nuvole corrono sopra la tua testa.
Giorni in cui c'è vento, ma è soltanto una brezza leggera
e i capelli ti si annodano attorno.
Giorni in cui la luce ti ferisce gli occhi.
Giorni in cui sei sicura che il brutto è ormai passato
e che il calendario avrà altri nomi.
Giorni in cui passeggi accanto ad un lago
che si confonde col cielo
e non sai più nemmeno dove stanno le nuvole.
Stanno sopra, stanno sotto,
forse stanno anche dentro di te.
Cosa importa...
Le nuvole corrono sopra la tua testa e tu...
ti sembra d'esser felice.
Quasi felice.
Un po' felice.
E' una felicità tra le migliori,
perché non ha concretezza.
Non ha radici.
Non è la felicità per una promozione
o per un sms che aspettavi.
Non è neppure la felicità del ritorno o della partenza.
E' una felicità senza motivo,
di quelle che non ti spieghi.
Felicità surreale.
Ti sei alzata e hai visto il cielo.
Hai visto le nuvole correre...
E ti sei detta, perché no?
E' una di quelle volte che la natura ti frega
e ti mostra il suo lato meraviglioso.
La sera hai chiuso gli occhi, piano.
Li hai chiusi perché ormai le nuvole ce le avevi dentro.
Tutte le cose intorno a te
non c'entrano nulla con le nuvole.
Un letto, una sedia, un tavolo, un impermeabile chiaro,
una borsetta colorata, un bracciale di perline azzurre...
Nulla può reggere il confronto.
Nulla può renderti felice come una nuvola
ed il cielo che gli sta attorno.
(...e si mettono lì, tra noi e il cielo...)
http://www.youtube.com/watch?v=IbfKwXEOjxE

domenica 21 marzo 2010

INSONNIA

Ti siedi sul confine a contare le tue pietre.
Le cavi dalle tasche e dovresti lasciarle lì, al confine.
Le povere pietre, tu le hai raccolte e nessuno aveva il coraggio. Tu che le hai raccolte, te ne prenderai cura.

Se chiudi gli occhi, oh no...
Il confine chiama e tu hai bisogno di attraversarlo. Ne hai bisogno per dimenticare le tue pietre, anche soltanto il tempo di una notte. Ma no, invece, resisti.
I fantasmi non esistono ma i pensieri invece sì. In branco aggrediscono e atterrano le vittime. S'infilano dentro il cervello, mentre tu stringi ancora forte le tue pietre.
I pensieri della notte si nutrono di sangue e di speranze.
Certe volte, se gli cedi, diventano sogni e sembrano veri. Talmente veri che ti svegli e nulla ti può consolare. Ti calmi soltanto perché scopri di non esserti mossa dal confine. Le tue pietre sono ancora lì, come cani fedeli.

http://www.youtube.com/watch?v=GPKgsd4BzMQ

lunedì 15 marzo 2010

INVISIBILE

Hai creduto che potesse essere solo un disperato pianto. Lancinante come un grido, qualcuno ha detto.
Folle e inconsolabile. Così hai immaginato il dolore.
Con una lama conficcata la carne soffre e muore.
Sapevi questo. Tu ne eri certo.
E invece invisibile è il dolore. E oggi lo impari.
Lo impari oggi perché sei stato distratto.
Perché il dolore ti sfilava dinanzi gli occhi e tu non l'hai saputo vedere.
Perché invisibile e muto, a volte, è il dolore.
Sorride e prega di non essere riconosciuto.
Sorride e muore.
Ma per morire impiega anche tutto il tempo di una vita. Il tempo di una vita invisibile.
Invisibile come il dolore.

http://www.youtube.com/watch?v=Q7sIzWKHGwQ

mercoledì 10 marzo 2010

PARLAMI D'AMORE

Il cielo marzolino le nubi prova a tingere d'azzurro. Tu ti ci specchi e sorridi intanto, pensando al tuo fiore di ringhiera.
Sorridi cogli occhi tuoi belli che brillano. E le mani sul pettine d'avorio ti diventano farfalle, tra trecce di neri capelli.
Intanto sorridi e continui, Mariù.
Sorridi e indugi lo sguardo sull'abito lavanda che attende lì, inanimato.
Lo indossi e alle spalle, chiusa la porta, rinunci. A tutto quel che avevi, rinunci al cielo, alle nuvole, al lucido pettine d'avorio...
Lasci e non pensi.
Sorridi cogli occhi tuoi belli che brillano.
Corri e soltanto quell'abito lavanda ti accompagna dal tuo fiore di ringhiera.
Ma dimmi, ti prego, che illusione non è.

http://www.youtube.com/watch?v=EUw5EsT1CHU

sabato 6 marzo 2010

LISTENING WIND

Il cortile è un rettangolo bianco
sotto il tendone azzurro del cielo.
Io ed il mio corpo, aghi della meridiana
.
Asincrone lancette d'un duplice tempo.
Io ed il mio corpo, vivi.
Prima delle tenebre.
Sotto il tendone azzurro ci rincorriamo.
Siamo clown.
Audace acrobata la palma che si slancia.
Applaude il traffico di clacson intorno.
Le nuvole viaggianti a volerle afferrare
non ci si riesce.
Restano impigliate soltanto il tempo
d'un flebile tic.
Le nuvole viaggianti sono il sogno
che faccio ogni notte.
Prima di dormire.
Le nuvole viaggianti, io e te prima di essere noi.
Impazzisco di luce al mattino e ingoio
la mia voglia di morire.
Impazzisco d'ansia di luce al mattino.
Sono il girasole.
http://www.youtube.com/watch?v=B-0GOn0A_xw

http://www.youtube.com/watch?v=x-NuPjqOgqc

giovedì 4 marzo 2010

VEGGENTE

Seduta in un angolo.
La piazza gremita.
Tra tanti, nemmeno sfocata.
Io vengo da te,
perché sei tu che mi leggi la mano.
Rido sempre,
all'inizio,
perché non ci credo.
O forse rido,

perché quell'indice
sul palmo
mi fa un po' paura.
Pronunci il mio nome.
Null'altro.
Soltanto il mio nome.
L'indice scorre
e il disco gira.
A volte s'incanta.
Io non te l'ho mai detto
il mio nome.
Ma tu, ogni volta, lo sai.
E lo sai pronunciare.

Sei tu che mi hai vista sbagliare,
quel giorno,
e non l'hai detto a nessuno.
Soltanto a me, l'hai detto,
che sbagliavo.
Non ricordo più neppure
dove t'ho incontrata.
Ricordo solo che mi hai preso la mano
e già sapevi il mio nome.

http://www.youtube.com/watch?v=VHKWBxDzyfU

lunedì 1 marzo 2010

ROSSO

Rosso
il vestito
che
la ragazza
cerca
nell'armadio,
ostinatamente spalancato.

Rosso
quel fiore
che lui
fece cogliere
a lei
dallo sportello
aperto
mentre fuori pioveva,
fango.

Rosso
il telo steso
ad asciugare
alla sua finestra,
azzurra.

Rosso
nella testa
del viaggiatore
folle
sul cammino,
per sempre perduto.

Rosso
di sera,
quella sera
che
spera.

Rosso
chi spera,
la sera,
lui forse
l'avrà.

(eppure ci manca sempre qualcosa...)

http://www.youtube.com/watch?v=TsFgcfnrXe8

martedì 23 febbraio 2010

MONETINA

Domenica. Centro commerciale. Te ed io vicino ad una fontana.
- Vorrei buttarci una monetina...
- Questa non è la fontana delle monetine.
- Però io ce la vorrei lanciare lo stesso. Mamma, per favore, voglio buttare una monetina.
- Va bene. Ce l'hai il desiderio?
- Sì.
- E' un bel desiderio?
- Bellissimo.
Lanci la monetina, quella rimbalza sul muro e poi si tuffa.
Ti avvicini e mi sussurri nell'orecchio:
- Ho chiesto la vita eterna.
Tra due mesi compirai otto anni.

sabato 20 febbraio 2010

PYRO X

Accade a tavola. Durante il pranzo o durante la cena.
Il bambino è preparato, lo sa. Ha già visto. Ha già sentito.
Lui torna nervoso e butta il soprabito sopra una sedia senza salutare. Senza farci caso, senza guardare. Sbraita che la cena non è ancora pronta.
Lei sbatte le stoviglie sul piano della cucina. Tintinnano i piatti ed il rumore è la prima avvisaglia.
Il bambino a tavola gioca con le mani, se ci riesce porta un pupazzetto e lo nasconde nella manica... che la mamma dice che a tavola non si portano i giocattoli.
E' un mago e piano piano lo sfila dalla manica, se lo adagia sulle gambe. Lo guarda mentre mastica. Solo lui ed il piccolo amico. Nella testa ci parla con il pupazzetto. Si dicono le cose. Stanno facendo una storia e lui si chiama PyroX.
Vive lontano, molto lontano. Vive nello spazio delle astronavi.
Mastica, mastica la pasta è sempre lì. Mastica, mastica e non manda giù. Beve, beve, beve. Che sete, mamma! E intanto non manda giù.
La mamma non guarda. La mamma non sente. La mamma non risponde. La mamma sbatte le stoviglie.
PyroX salta sul ginocchio. Il ginocchio è piccolo e Gabriele ce l'ha più grosso. Gabriele è più alto e a scuola dà i calci forte forte. Lui lo dice alla maestra, ha deciso. E lo dice pure a PyroX. Con un po' di fortuna lo porta a scuola e la maestra non se ne accorge. Lo può nascondere nella tasca. Però PyroX non deve parlare. Deve stare zitto, altrimenti Martina fa la spia.
Le ginocchia sono magre. Mastica, mastica e le ginocchia forse diventano più grandi, le gambe diventano lunghe e possono correre. Correre via.
In un disegno le gambe erano lunghissime come i trampoli del clown. La maestra ha detto che non andava bene, che erano troppo lunghe. Ma secondo me no. Ci vogliono così per scappare.
La mamma urla. Il papà ha rovesciato il piatto. I vetri tremano come se c'è il terremoto.
PyroX adesso può salire sulla tovaglia. Mamma e papà continuano in camera da letto. Continuano e urlano forte. Mamma singhiozza e papà dice le parolacce. Papà è come Gabriele e ha i muscoli sulle gambe. I suoi calci fanno i lividi.
PyroX non deve sentire le parolacce che sennò le ripete. Forse è meglio andare sotto il tavolo con le mani sulle orecchie e gli occhi chiusi.
Tu lo sai che, se stringi gli occhi forte forte, PyroX ti porta nello spazio? Tu lo sapevi che PyroX viaggia su un'astronave rossa? Tu lo sai che quando sarò grande nello spazio io ci vado per davvero?
Appena le gambe mi diventano lunghe.
Mastica, mastica...

TRAVERSARE UNA STRADA

"Nella notte la piazza ritorna deserta
e quest’uomo, che passa,
non vede le case
tra le inutili luci,
non leva più gli occhi:
sente solo il selciato,
che han fatto altri uomini
dalle mani indurite,
come sono le sue".
Cesare Pavese

http://www.youtube.com/watch?v=u-Dd3Ud0Zwo

COME IL MARE

"Dare un senso alla vita
può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio
è una barca che anela al mare
eppure lo teme".
Edgar Lee Masters

http://www.youtube.com/watch?v=8kxp0Q2ktv4

domenica 14 febbraio 2010

GABBIE

Ho tirato via la zip della borsa e buttato l'occhio sulla punta delle scarpe. L'auto attende nel parcheggio e spingo il carrello. Penso alle mie scarpe ed alla polvere che c'è sulla punta. Ho le chiavi in mano e ci giocherello. Sento una voce.
Le parole spuntano fuori dal nulla e mi sfiorano il timpano in un sussurro.
Mi stai chiedendo il carrello. Ti vorrei dire di no, perché è sempre così che rispondo. No. Detto secco, chiaro, insofferente. Ma tu sei troppo in basso e quando piego la testa mi dimentico tutte le parole.
Hai capelli neri e gli occhi sono uguali. D'un colore scuro che scintilla. La faccia scura, una giacca di due taglie più grandi con una macchia sul colletto. Le parole non le ricordo e allora ti chiedo quanti anni hai. E tu mi rispondi: sette. A scuola ci vai? Questa è la seconda domanda. E tu mi dici di sì. Ma io non ci credo e allora ti chiedo che classe frequenti. La terza, mi dici.
Sei veloce. Però sbagli. "La terza non può essere", contraddico. "Sì che può essere - insisti te -, è la terza B ed a ricreazione in giardino vedo sempre mio fratello che ha dieci anni".
Penso che le risposte te le sei preparate e quindi è inutile continuare. Cerco una moneta e tu guardi nel mio carrello e mi chiedi un quaderno. Me l'hanno regalato con il latte. Va bene, te lo cedo. Eccoti pure una penna. E tu mi fai sorridere, sei sospettoso: "Funziona?".
Vorrei fermarmi ancora. Ma poi è tardi. Devo andare. "Fino a che ora ti fermi?", faccio prima di chiudere il bagagliaio. Mi dici un'altra ora. Quando ti ho chiesto se avevi una casa, hai fatto cenno di sì. Bellissima, hai aggiunto.
Quella è stata la risposta più tagliente. Dev'esser stata quella perché, quando ho bloccato tutti gli sportelli con la chiusura, continuavo a sentirtelo ripetere quell'aggettivo... Prima sentivo l'aggettivo e poi rivedevo la macchia sul colletto. Come un'immagine e la sua didascalia.
Mi allontano e tu vai a bloccare il tuo carrello. Lo blocchi e sfili la moneta. Come un riscatto, come il pegno di un gioco che capisci solo tu.

http://www.youtube.com/watch?v=L8Qmu1V1-nc

giovedì 11 febbraio 2010

PRIGIONIERA

L'oscurità è una cella nera, sorda.
Muro da incidere.
Sere come questa la donna non riesce
ad andare a dormire.
Gli occhi bruciano e le gambe smaniano
senza trovare il passo giusto,
la danza d'oblio.
Ginocchia piegate, serrate: è seduta. Sprofonda.
Accende una sigaretta e brucia nelle narici
quegli odori che la tormentano.
I polpastrelli scivolano in assidua ricerca.
Socchiude gli occhi.
E intanto le parole le restano addosso, appiccicate.
La donna non sa smettere di pensare.
E allora fuma piano.
La notte è un lago nero.
E il graffio sul vinile
è il tacere di quel telefono
che
non
squillerà.

sabato 6 febbraio 2010

TU SORRIDEVI

Volevo dirtelo. Giuro che volevo.
Ma tu sorridevi quel giorno, ed io non ho saputo trovare le parole.
Cercavo un gancio che facesse affiorare quel cadavere dal fango. Ma i tuoi occhi si riempivano di una felicità sorda e crudele.
Frantumare uno dei tuoi silenzi come un bicchiere: questo avrei dovuto fare. Afferrare una mazza e spaccare la finestra per poi urlarci dentro e farti piangere.
E, invece, la tua felicità aguzzina mi ha sopraffatta.
Ammutolivo e rimandavo: domani. Prenderò il bisturi domani e inciderò una croce sul cuore. Scaccerò questa tua felicità inopportuna.
Ho abbottonato il camice e ho affilato il bisturi. La stringo fra le dita la tua goffa felicità. Di strapparla via, però, non ho il coraggio.
Anzi mi viene voglia di passarci sopra le narici e poi le labbra. Non esiste, lo so, ma io la sto accarezzando. Oppure è lei, quella sfrontata ribelle, a sfiorarmi l'epidermide?
Lo so. So bene che non esisti, benedetta creatura...
Non esisti, eppure... Sei così bella.
Sei talmente bella che eccoti la lama ed il mio nudo torace: fai ciò che vuoi.
Felicità assassina.

mercoledì 3 febbraio 2010

MENTRE IL FIUME SCORRE

L'acqua sembra ferma, poi s'increspa.
Raccoglie l'ombra di un gabbiano.
Scorre sotto canuti indifferenti pilastri.
Scorre, e lo vedi soltanto da quegli arbusti
che scorrono assieme a lei
e se ne vanno chissà dove.
Via, come ricordi dismessi.
E tu ti fermi. Ti affacci e guardi.
Quale pensiero vorresti precipitare giù?
Cerca il coraggio e inizia a sfogliare...

http://www.youtube.com/watch?v=S2N_uvnvGbI

martedì 26 gennaio 2010

COME UNA RANA D'INVERNO

Ora sono seduta sulla sponda di un canale silenzioso,
le gambe penzolanti dal muro di pietra,
e mi chiedo
se il mio cuore non diventerà così sfinito e consunto
da non poter più volare liberamente
come un uccello.
(Etty Hillesum)

lunedì 25 gennaio 2010

GENNAIO

Quando all’alba il raggio del sole
illumina la terra
e l’erba scintilla di perle dorate,
quando l’aurora scompare
e i merli fischiano tra le siepi,
allora capisco come è bello vivere.

Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza
quando cammini tra la natura
per intrecciare ghirlande coi tuoi ricordi:
anche se le lacrime ti cadono lungo la strada,
vedrai che è bello vivere.
(1941 - uno dei bambini di Terezin)
http://www.youtube.com/watch?v=7cTMoyY4zRA

"Quando l'impossibile è stato reso possibile, è diventato il male assoluto, impunibile e imperdonabile, che non poteva più essere compreso e spiegato coi malvagi motivi dell'interesse egoistico, dell'avidità, dell'invidia, del risentimento; e che quindi la collera non poteva vendicare, la carità sopportare, l'amicizia perdonare, la legge punire".

(Hannah Arendt)

mercoledì 20 gennaio 2010

IO CHE NON TROVO

Mare in tempesta ed ho trovato uno scoglio.
Come non lo so.
Mi aggrappo e per oggi va bene.
Non mi chiedo domani, non ho tempo.
Mi domando, invece, come ho fatto a trovare questo scoglio.
Io che non trovo mai niente, neppure le chiavi di casa.
Io che non trovo, ho annaspato per giorni in quest'acqua assassina.
Ci ho spezzato le unghie su questo scoglio.
L'ho tutto graffiato e ci ho strofinato sopra brandelli di pelle.
Ora è mio. Fra le braccia e le gambe, come un amante.
Freddo come terrore.
Estraneo come sei tu, che mi guardi da riva.
La curva della mia testa segna una pausa all'orizzonte.
Ma tu ti volti, prima.
Molto prima di fare la curva cogli occhi.

martedì 19 gennaio 2010

UN APPUNTO

La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla
nel vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.
(Wislawa Szymborska)