mercoledì 26 maggio 2010

LUCCIOLA NEL BICCHIERE

Tra milioni di esseri in fuga dentro un cielo bigio, oggi c'ero io.
Ci sono cose che mi gridano nella testa
ma devo abbassare il volume.
Abbasso pure il finestrino a te
che mi vuoi chiedere qualcosa
e non ti conosco.
Il volume dentro è alto, ma fuori non si sente
e sembra silenzio.
La strada corre e insieme facciamo un flipbook.
Questa mattina mi hai detto
che vorresti sospendere le emozioni
per poi riprenderle tra qualche giorno,
ché adesso ti fanno troppo male.
Ed io, che non avevo neppure un cerotto,
sono uscita a stendere il bucato:
dovevo guardare il bianco di nuovo pulito.
Non riesco a ricordare cosa ho mangiato a pranzo.
Però ricordo la faccia buffa che hai fatto
quando ho pronunciato il tuo nome.
E tu, in cambio mi hai dedicato una parola
ed io l'ho catturata.
Lucciola nel bicchiere.
http://www.youtube.com/watch?v=5ZLDVahk9Gs&feature=related

sabato 15 maggio 2010

SAVOIA!

Di tutti i momenti della guerra, quello precedente l’assalto era il più terribile. L’assalto!
Dove si andava? Si abbandonavano i ripari e si usciva.
Dove? Le mitragliatrici, tutte, sdraiate sul ventre imbottito di cartucce, ci aspettavano. Chi non ha conosciuto quegli istanti, non ha conosciuto la guerra.
Le parole del capitano caddero come un colpo di scure. La compagnia era in piedi, ma io non la vedevo tutta, talmente era addossata ai parapetti della trincea.
La 10° stava di fronte, lungo la trincea, e ne distinguevo tutti i soldati.
Due soldati si mossero ed io li vidi, uno a fianco dell’altro, aggiustarsi il fucile sotto il mento. Uno si curvò, fece partire il colpo e s’accovacciò su se stesso. L’altro l’imitò e stramazzò accanto al primo.
Era codardia, coraggio, pazzia? Il primo era un veterano del Carso.
— Savoia! — gridò il capitano Bravini.
— Savoia! — ripeterono i reparti.
E fu un grido urlato come un lamento ed un'invocazione disperata.
La 9°, tenente Avellini in testa, superò la breccia e si slanciò all’assalto.
(Emilio Lussu, "Un anno sull'altopiano", Einaudi)

http://www.youtube.com/watch?v=k1-TrAvp_xs&feature=related

PURPUREA

Abbiamo attraversato le trincee raccogliendo orchidee.
Non sapevo nulla delle orchidee che crescono sul Carso.
Nulla della menta selvatica e del timo.
Al centro della dolina, con un mazzolino fra le dita.
E' il mio cuore il paese più straziato.

http://www.youtube.com/watch?v=4X8JhSaCcUk&feature=related

AVE MARIA

Vi è anche per il combattente un'ora di pace e di raccoglimento: quella che accompagna il tramonto.
Durante l'interminabile giornata, nei periodi di sosta o di preparazione, il fante lavorava a scavar la roccia, a costruir camminamenti, ad approfondir trincee. La notte era veglia: chi montava di vedetta, chi scendeva a prender il rancio, chi usciva a fortificare il reticolato; ma nell'ora che accompagnava il tramonto, quando nella Patria che sembrava così lontana le mille campane suonavano l'Ave Maria, allora il combattente si raccoglieva in se stesso e pensava e pregava.

Pensava ai cari lontani e nel suo animo si ridestavano i ricordi soavi; si dimenticava le tribolazioni, il lungo calvario, e si lasciava cullare da vaghe speranze. Talora, percorrendo le trincee avanzate, si assisteva a uno spettacolo commovente: a gruppi, i soldati erano riuniti, in quest'ora di dolce ristoro, e recitavano il rosario. Ognuno di loro aveva in mano un sacro ricordo: chi percorreva con la mano rossa di fango la lunga fila della corona, chi contemplava una immagine santa ricevuta con un bacio dalla madre prima della partenza, chi mirava, con gli occhi bagnati di lacrime, il ritratto di qualche persona cara. E tutti insieme recitavano sommessamente l'Ave Maria; i più lontani raccoglievan la voce o ripetevano le ultime parole della preghiera.

Così in quei rozzi petti, abituati alla lotta con l'uomo, trovava luogo la pietà; in quegli occhi, abituati a veder scorrere quasi con indifferenza il sangue, brillavan le lagrime, appena il pensiero della famiglia si ridestava più intenso nella pace della sera, appena il sentimento della religione li trasportava lungi dal campo della lotta, in un mondo dove domina la pace e la fratellanza. Il sole, tramontando, tingeva di rosso il mare lontano, laggiù verso Grado, dove va a trovar riposo il rapido Isonzo; dietro si stende l'ampia pianura friulana coi suoi ridenti paeselli: ma di fronte stava la morte: le colline del Carso, quando calava la tenebra, apparivano nella loro tetra sterilità e di tanto in tanto s'illuminavano sinistramente ai bagliori delle vampate dei cannoni.

(Adolfo Zamboni, tenente di fanteria nella Brigata Catanzaro)

http://www.youtube.com/watch?v=wWys4JSTBys

martedì 4 maggio 2010

SUBITO SERA

("Fuori dal vostro controllo" di Matteo Gubellini)

E' il momento in cui, sola sulla mia spiaggia, io mi avvicino a riva e raccolgo la sabbia che mi scivola fra le dita.
E' il momento che il mare giunge a lambirmi le ossa, mentre mi immergo nel mormorio delle onde.
E poi mi perdo.

http://www.youtube.com/watch?v=wjUHjDiFEbs

domenica 2 maggio 2010

NIENTE PER ME

Il ragazzino aveva una bicicletta e pedalava.
Il ragazzino aveva soltanto quella bicicletta

e nessun posto dove piangere.
Il ragazzino spingeva la rabbia sui pedali

e lanciava sassi in un lago.
Fuori della scuola aveva le scarpe sporche.
Fuori della scuola aveva le scarpe rotte

e nessuna maglietta di marca.
Il ragazzino arrotolava sigarette e le fumava.
La cenere era neve su quelle scarpe.
Il fumo brucia la gola e impregna i quaderni

che sono vuoti.
Pagine e pagine di niente.
Un niente che è niente, ma occupa spazio.
E spinge, sconquassa.
Dentro urla e bestemmia.
Rompe tutti i vetri.
Una notte quel niente

sfascia il distributore del caffè.
E poi scrive ingiurie su un muro.

E spacca un banco e una sedia.
E strappa tutti i libri.

Dentro i libri non c'è scritto niente per me.
Dentro i libri io non ci sono.

http://www.youtube.com/watch?v=dl6yilkU1LI&feature=related