sabato 15 maggio 2010

AVE MARIA

Vi è anche per il combattente un'ora di pace e di raccoglimento: quella che accompagna il tramonto.
Durante l'interminabile giornata, nei periodi di sosta o di preparazione, il fante lavorava a scavar la roccia, a costruir camminamenti, ad approfondir trincee. La notte era veglia: chi montava di vedetta, chi scendeva a prender il rancio, chi usciva a fortificare il reticolato; ma nell'ora che accompagnava il tramonto, quando nella Patria che sembrava così lontana le mille campane suonavano l'Ave Maria, allora il combattente si raccoglieva in se stesso e pensava e pregava.

Pensava ai cari lontani e nel suo animo si ridestavano i ricordi soavi; si dimenticava le tribolazioni, il lungo calvario, e si lasciava cullare da vaghe speranze. Talora, percorrendo le trincee avanzate, si assisteva a uno spettacolo commovente: a gruppi, i soldati erano riuniti, in quest'ora di dolce ristoro, e recitavano il rosario. Ognuno di loro aveva in mano un sacro ricordo: chi percorreva con la mano rossa di fango la lunga fila della corona, chi contemplava una immagine santa ricevuta con un bacio dalla madre prima della partenza, chi mirava, con gli occhi bagnati di lacrime, il ritratto di qualche persona cara. E tutti insieme recitavano sommessamente l'Ave Maria; i più lontani raccoglievan la voce o ripetevano le ultime parole della preghiera.

Così in quei rozzi petti, abituati alla lotta con l'uomo, trovava luogo la pietà; in quegli occhi, abituati a veder scorrere quasi con indifferenza il sangue, brillavan le lagrime, appena il pensiero della famiglia si ridestava più intenso nella pace della sera, appena il sentimento della religione li trasportava lungi dal campo della lotta, in un mondo dove domina la pace e la fratellanza. Il sole, tramontando, tingeva di rosso il mare lontano, laggiù verso Grado, dove va a trovar riposo il rapido Isonzo; dietro si stende l'ampia pianura friulana coi suoi ridenti paeselli: ma di fronte stava la morte: le colline del Carso, quando calava la tenebra, apparivano nella loro tetra sterilità e di tanto in tanto s'illuminavano sinistramente ai bagliori delle vampate dei cannoni.

(Adolfo Zamboni, tenente di fanteria nella Brigata Catanzaro)

http://www.youtube.com/watch?v=wWys4JSTBys

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