venerdì 20 novembre 2009

MACCHIE D'OLIO

C’è quella giornata che ti alzi e non hai voglia di andare. Apparentemente senza motivo. Poi magari squilla il telefono, la sensazione in qualche modo defluisce e si sfrangia nelle chiacchiere con un’amica. Neanche gliene parli all’amica perché non trovi un filo logico. Non lo trovi ancora. Però c’è.
Poi nel bel mezzo di una fantastica cena e qualcuno ti fa una domanda e tu però non hai sentito niente. Perché nel frattempo guardavi dall’oblò i colori della notte e intanto ti chiedevi che cavolo ci stavi a fare lì. Con tutti quegli estranei che conosci da anni.
Una macchia d’olio in mezzo all’oceano. Può essere nulla e ci si vola sopra, dimenticandola nell’attimo seguente. Oppure no. Può essere la prima macchia ad emergere. Poi le altre, ad occupare tutta la superficie ed a togliere il respiro a tutte le creature marine.
E allora i due metri li ritrovi pure dentro un letto, che ha le lenzuola al posto della terra e le lenzuola diventano un sudario.
Si cresce anche così, scorticandosi l’epidermide immatura. Ma costa sangue e lacrime, almeno per un po’.
Non c’è una causa sola. Le ragioni possono essere ennemila. Qualcuno che ti mesce la vita con la morte, e lo sapevi, lo immaginavi… soltanto in teoria però. E poi solo la morte che ha la faccia di un padre, di una sorella o di un amico che pensavi si potesse fermare ancora un po’.
Oppure può essere la sordità. Che non ti fa ascoltare quelle voci che salgono da dentro in un conato repentino. Prima isolate, stridule… poi un coro possente che ti stordisce. E quando ti stordisce non riesci a sentire altro e credi di impazzire.

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